La mia prima vacanza sul vino (seria).
31 dicembre 2012 – 5 gennaio 2013
Quella volta che siamo andati in Sicilia a festeggiare il Capodanno e dovevo fare l’esame da sommelier verso la metà di gennaio. Il terzo livello, quello difficile.
Avevo iniziato a studiare a luglio e il direttore di corso, che ora è il mio amico Marco, mi ha detto: “Puoi andare perché hai già studiato”.
Ma io andavo lì per studiare, sul serio! Dovevo studiare i vini della Sicilia.
E poi c’era il mio amico Mauro che invece non aveva studiato tanto, ma a cui piaceva bere il vino. E a lui Marco ha detto di non andare, ma lui è venuto lo stesso. E ha fatto bene perché così ha studiato benissimo i vini della Sicilia anche lui.
Mauro è arrivato con l’aereo dopo, il 31 dicembre 2012 e Maria Pia, Anna e io che eravamo arrivate a Catania col volo del mattino, siamo andate a prenderlo all’aeroporto alle 18, dopo che già avevamo girato la città e fatto un sacco di “numeri”. E abbiamo fatto il cartello, come quando vanno a prendere un vip. E abbiamo scritto signor “Mauro B.”
Nel frattempo avevamo affittato una macchina piccola, ma poi è arrivato lui e l’abbiamo dovuta cambiare perché non ci stavamo. Noi che al pomeriggio avevamo tirato a sorte per chi doveva guidare – e come sempre era toccata a me, e avevamo già fatto un aperitivo nel bar del centro, quello bello bello! Proprio nella piazza dove c’è la statua dell’elefante.

E finalmente quando ci siamo riuniti tutti e quattro sommelier in vacanza in Sicilia, senza il cenone prenotato e senza nemmeno il ristorante prenotato, siamo andati ad Acireale e siamo capitati per puro caso nel ristorante di un collega Fisar.
Ma è stato davvero un caso, non lo sapevamo, ci ispirava il posto e lui si è accorto che eravamo colleghi per via del numero di bottiglie di Etna Bianco e Rosso bevuti e per via del fatto che li reggevamo benissimo o forse perché eravamo più interessati a chiacchiere dei vini piuttosto che al trenino di Capodanno.
E alla fine ci ha preso in simpatia e ci ha fatto chiudere in gloria alle 4 del mattino con una magnifica Malvasia delle Lipari di Hauner. Ovviamente, come sempre, gli ultimi ad andare via. Come sempre lo dico ora, perché era la prima volta che andavamo via insieme. Di fatto è stata la mia prima vacanza del vino quella. O forse no, diciamo la prima seria.
Il giorno dopo abbiamo fatto colazione con la granita siciliana alle 11 del mattino, davanti al duomo di Acireale, dopo aver visitato il presepe napoletano.

E poi siamo andati a Taormina, che non ci è piaciuta tanto perché all’aperitivo non ci hanno fatto bere bene.
Ma il giorno dopo siamo andati sull’Etna a Milo e ci siamo rifatti! Siamo andati da Barone di Villagrande, come Mario Soldati… ci siamo andati anche noi.
E lì è stato bellissimo vedere i vigneti terrazzati digradanti verso il mare, a 700 metri di altitudine neri neri per la cenere dell’Etna. Ed è stato magnifico assaggiare i vini insieme al proprietario Marco Nicolosi.
E poi alla sera siamo andati a cena al Cantiniere di Catania, la più grande enoteca con cucina che abbia mai visto in vita mia, che ora dicono sia chiusa, e che era grande come un palazzetto dello sport e alta come un palazzo di due piani che per andare a prendere le bottiglie in alto i camerieri e i sommelier avevano la scala con le ruote.

Ed è arrivato il sommelier con il gheridon a portarci una bottiglia di Etna Rosso di Salvo Foti che abbiamo accompagnato con un tagliere girevole carico di ogni ben di Dio siciliano tra salumi, formaggi e verdure in conserva.
La carta dei vini era talmente spessa, che sembrava la Bibbia, ma quella delle chiese importanti, non una Bibbia qualsiasi. Beh era talmente spessa che Maria Pia ha detto al sommelier di fare lui e noi “Noooooo”, volevamo fare noi. Ma niente alla fine ha fatto lui, ed è andata bene lo stesso.
E poi abbiamo mangiato i fichi d’india, buonissimi, scrocchiarelli.
E il giorno dopo siamo andati a Palermo e Mauro che guidava, non voleva essere disturbato, perché diceva che eravamo in una strada ad una corsia dove in realtà c’erano tre corsie di macchine.
E alla sera abbiamo cenato in un ristorante bellissimo, in una via che di bello non aveva niente, ma eravamo felici perché abbiamo bevuto i vini della cantina Settesoli. E ci siamo addormentati lo stesso anche se nel nostro B&B c’erano i fori delle pallottole sui vetri della camera. Ma chissà magari erano buchi fatti tirando dei noccioli di pesca e noi pieni di immaginazione.
E poi il giorno dopo abbiamo passeggiato per il mercato di Ballarò – dove tutto costava niente, tra banchi di pesci freschissimi, pesce spada, gamberi di Sciacca, gente che gridava, cardi fritti, marzapane, frutta coloratissima – e io ho comprato un cedro che ho mangiato in macchina affettandolo con la lama del cavatappi. Che meraviglia. E dire che a colazione avevo mangiato un’arancina (che a Palermo si dice con la A finale mi raccomando) e a pranzo il panino con la milza quello con il formaggio. Tutti cibi talmente deliziosi che dopo 10 anni ancora li ho perfettamente in mente.
E poi il giorno dopo siamo andati a Marsala, e ci ha raggiunti Attilio Vinci lo scrittore (che mi ha fatto innamorare del Vecchio Samperi di Marco De Bartoli col suo libro) e abbiamo visitato Donna Fugata e conosciuto José Rallo. E assaggiato tanti tanti vini.
E il giorno dopo .. ancora.. siamo andati alla saline di Mozia col battello e c’era un sole pazzesco anche se era inizio gennaio e si stava benissimo. La leggenda narra che un giorno trascorso sull’isola di Mozia possa allungare la tua vita di almeno un anno. Se la leggenda sia vera o no, non è dato sapere però.

Ci siamo messi in maniche corte e abbiamo girato tutta l’isola e a pranzo Anna e io siamo scappate perché volevamo andare a bere il Grillo di Mozia al bar e di già che eravamo lì ci siamo fatte preparare un panino cunzato, che era così buono, ma così buono che appena ce l’hanno visto Maria Pia e Mauro sono corsi al bar a prenderlo (e anche il Grillo di Mozia).

E alla sera c’era un’enoteca a Marsala dove abbiamo scoperto lo spumante metodo classico di Tasca d’Almerita e il Nocera e il Faro Palari, e quando andavamo lì, per confondere le acque con Maria Pia, che diceva che dovevamo bere meno, annunciavamo che saremmo andati a fare un “giro di giostra”.

E poi il giorno dopo siamo andati da Pellegrino a immergerci nella storia del Marsala, a scoprire il metodo solera, ad assaggiare tutto: il Vergine Soleras, il Superiore Riserva Ambra e poi l’Oro e poi il Rubino col cioccolato.

Ma davvero ho studiato, davvero!! Non ci credete? Ho riempito mezzo quaderno di appunti, tanto che per la prima volta una persona mi ha chiesto se ero una giornalista (non lo ero e non lo sono ovviamente). Ero solo un’entusiasta, eccentrica, che segnava tutto sul quadernetto e attaccava gli adesivi e metteva dei commenti poco professionali qua e là (ho scritto Gardaland ad un certo punto in riferimento al Cantiniere).
Mi ricordo ancora adesso tutti i vini che ho bevuto in quella vacanza.
E sognavo, sognavo e non mi immaginavo e non osavo sperare che un giorno avrei anche scritto per una guida.
Ho passato una vacanza meravigliosa! Mi sono divertita, spero gli altri tanto come me.
