La prima dell’Alta Langa
La reggia di Venaria ha fatto da cornice al grande metodo classico piemontese l’Alta Langa Docg.
Il territorio dell’Alta Langa comprende la zona collinare delle province di Asti, Alessandria e Cuneo. Nei 149 Comuni, compresi nel Consorzio dell’Alta Langa, il terreno é principalmente calcareo marnoso, ma con peculiarità differenti a seconda della zona, li accomuna la storia geologica, quando nel Pliocene ci si riferisce al ‘Golfo padano’ si parla proprio di bacino pliocenico astigiano << Qui una volta c’era il mare […] >>
Ne parlo perché durante l’evento dell’8 Maggio scorso, nella Galleria Grande della Reggia di Venaria, i 60 produttori hanno aperto le danze al millesimo 2019 del metodo classico piemontese, hanno proposto agli ospiti dei vini integrati all’interno del territorio di appartenenza, non frutto di una maturazione veloce in pianura, ma dal rigido disciplinare, tra altitudine, millesimo e sosta sui lieviti, spesso a dosaggio zero, con una sensazione spesso iodata con note sapide che non stupiscono dopo la premessa fatta.
L’eleganza delle bollicine si è armonizzata perfettamente con il contesto regale, lo stesso ritengo per la scelta del pubblico ospitato, in quanto il prodotto Alta Langa esprime la volontà di penetrare nel mercato ad un target di palati evoluti.
Ho avuto l’occasione di partecipare alla terza Masterclass de la Prima dell’Alta Langa, con l’onore di essere guidata da Davide Buongiorno, sommelier di grande esperienza e capacità comunicativa, degustando i millesimi dal lungo affinamento, proposti nei calici Terra progettati da Italdesign e realizzati dai maestri dell’arte vetraria di Collevilca.
- Ravasini – Riserva 60 mesi zero 2016 (100% Pinot nero);
- Poderi Cusmano – Riserva extra brut 2015 (Chardonnay, Pinot nero);
- Fontanafredda – Vigna Gatinera 96 mesi zero 2014 (100% Pinot nero);
- Banfi – Cuvée Aurora Riserva 100 mesi zero 2012 (85% Pinot nero, 15% Chardonnay).
Le quattro etichette in degustazione:
Bretta Rossa Riserva 60 mesi dosaggio zero 2016
100% Pinot Nero
Premesso che l’azienda svolge il lavaggio delle uve post raccolta, allo scopo di rimuovere lo sporco, i residui di sostanze chimiche ed i microrganismi responsabili della perdita di qualità, la degustazione parte con note fumè, dal fiammifero spento con sensazioni spiccatamente minerali e una trama tannica che include una componente proteica, molto acida, al secondo riassaggio si percepiscono note polvere di liquirizia.
Poderi Cusmano Tenute Rade extra brut 2015
70% Chardonnay 30% Pinot Nero,
Evoluzione in parte in legno e in parte svolge la malolattica, risulta fine e minerale. Al naso note di nocciola con leggermente dolce, continuità di sensazioni iodate anche al palato. Molto strutturato, chiude frontale, educa le bollicine come il territorio che la crea. Si può parlare di bollicine gentile, mentre nel secondo assaggio si percepiscono sentori di conchiglie schiacciate leggermente terrose.
Fontanafredda vigna Gatinera 2014 96 mesi dosaggio zero
100% Pinot.
L’uva arriva tutta dalla stessa parcella dalla quale prende il nome. Questo prodotto esce in un numero limitato di bottiglie consboccature in 4 riprese: si inizia a 72 mesi, poi 84, 96 ed infine 108. Noi degustiamo la terza sboccatura di 96 mesi, il lungo affinamento sui lieviti tende a convergere in sensazioni terrose, di fungo, leggera nocciola e mandorla il tutto fuso in un’ampiezza che ricorderemo a lungo, il plus é che lo troviamo ancora fresco e dinamico e le bollicine scivolano chiudendo con la sua sapidità e note floreali di appassimento. Al secondo assaggio percepiamo polvere di caffè e poi in bocca schiocca caricando l’energia degustativa che fa venir voglia di un terzo assaggio.
Banfi Cuvée Aurora Alta Langa Riserva 2012
75% Pinot Nero 25% Chardonnay
La 100 Mesi dosaggio zero, affina lunghissimo sui suoi lieviti, è prodotta solo in formato Magnum e con bottiglie numerate, la sboccatura é di dicembre 2022, ha bisogno ancora di tempo di evoluzione in bottiglia. Ci appare un vino verticale, un’annata più delicata rispetto al 2014, che rimarrà sempre impresso nel nostro palato. Ci vuole tempo, lo ripetiamo, ma anche la sosta nel calice aiuta il secondo assaggio, arriva la nota balsamica, con felce e licheni, menta e zenzero, la complessità si esprime con la giusta temperatura e possiamo apprezzare la ricchezza di sfaccettature.
Articolo di Francesca Bertaggia